GEORGE ORWELL - 1984

lunedì 6 giugno 2011

Un libro meraviglioso ed attualissimo, anche se molto pesante, ma comunque coinvolgente. Ci ho messo tanto tempo a leggerlo, ma ne è valsa sicuramente la pena perché è importante per capire certe dinamiche che non cambieranno mai nella politica e nella gestione del potere.

Quel che era più importante capire era che l'astinenza sessuale produceva l'isterismo, un fenomeno da favorirsi, perché lo si poteva facilmente trasformare nell'infatuazione per la guerra e nell'adorazione dei capi. Lei glielo spiegò così:
"Quando fai all'amore, spendi energia; e dopo ti senti felice e non te ne frega più di niente. Loro non possono tollerare che ci si senta in questo modo. Loro vogliono che si bruci l'energia continuamente, senza interruzione. Tutto questo marciare su e giù, questo sventolio di bandiere, queste grida di giubilo non sono altro che sesso che se ne va a male, che diventa acido. Se sei felice e soddisfatto dentro di te, che te ne frega del Gran Fratello e del Piano Triennale, e dei Due minuti di Odio, e di tutto il resto di quelle loro porcate?"
Tutto questo era verissimo, pensò. C'era un rapporto diretto e intimo fra l'astinenza sessuale e l'ortodossia politica. [...] L'istinto sessuale era un pericolo per il Partito, e il Partito l'aveva messo a frutto snaturandolo.

Un certo tipo di insuccesso è preferibile a un certo altro tipo.

Alla lunga una società organizzata su basi gerarchiche era possibile soltanto sul fondamento della povertà e dell'ignoranza.

L'ineguaglianza era il prezzo della civiltà.

Paragonati con le categorie corrispondenti del passato, essi erano meno avidi e anche meno tentati dal lusso, ma più affamati di pura potenza, e soprattutto più coscienti di quel che facevano e più preoccupati di sbaragliare l'opposizione.

I gruppi di governo erano sempre più o meno partecipi di ideologie liberali e tolleravano scappatoie d'ogni genere, giudicando solo quegli atti materiali e palesi e disinteressandosi di quel che i sudditi effettivamente pensavano dentro le loro coscienze.

Le masse non si rivoltano mai di propria iniziativa, né si rivoltano soltanto perché sono tenute in oppressione. in realtà, se si impedisce loro di fare paragoni con altri strati della popolazione, non arrivano mai nemmeno ad accorgersi che sono oppresse.

Il segreto del comando consiste nel combinare tra loro da un lato la fede nella propria infallibilità e dall'altro la capacità di apprendere da passati errori.

Più è profonda la comprensione di un dato soggetto, e più profonda è anche la delusione che se segue: più si è intelligenti, meno si è sani di mente.

Forse non c'era tanto bisogno e quindi desiderio di essere amati quanto di essere capiti.

Nessuno s'impadronisce del potere con l'intenzione di abbandonarlo in seguito. Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura.

Il potere significa il potere sugli uomini. Sul corpo...ma soprattutto sulla mente.

"Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo?" " Facendolo soffrire" [...] L'obbedienza non basta. [...] Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente che calpesta e di gente che è calpestata, un mondo che diventerà non meno, ma più spietato, man mano che si perfezionerà.

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