La domanda del giorno è:
quanto siamo ancora legati ai luoghi comuni?
Mi rendo sempre più spesso conto di quanto ancora si tenda a ricorrere ai luoghi comuni che spesso e volentieri sono scorretti, "etichettanti" e discriminatori. Credo anche che il motivo principale sia l'abitudine e la pigrizia di non soffermarsi un momento a pensare.
Tutto è partito dalla definizione di lavare i piatti come una "cosa poco maschile", però mi rendo conto che non c'era da parte dello scrittore alcuna intenzione denigratoria nei confronti delle donne, anche se, di fatto, è stato così.
In effetti anche io mi sono definita più volte un "mezzo uomo" (e ribadisco che non ho alcuna "sorpresina" in mezzo alle gambe), per il semplice fatto che ho abitudini, predisposizioni, modo di pensare considerati "maschili", quindi come uscire dall'impasse?
Da piccola non mi piaceva troppo giocare con le bambole, ho sempre preferito i Lego.
Ho imparato a cambiare una lampadina, a pulire il filtro della lavatrice, a montare i mobili dell'Ikea, a fare traslochi, ad usare il trapano a percussione.
Faccio un lavoro abbastanza maschile (anche se ormai lo fanno tante donne) e lavoro in un ambiente prevalentemente maschile.
So guidare.
Non mi piace troppo fare shopping.
Non mi piace il pettegolezzo.
"Il mare fino a qui", di Simona Fruzzetti
6 giorni fa
3 commenti:
che poi ormai spesso per quanto rimane l'idea che certi lavori siano da uomini e altri da donne, nella realtà la distinzione sta scomparendo... e comunque montare i mobili dell'ikea è da donne :)
queste son bazzecole, la vera discriminante tra uomo e donna la si vede di fronte a un pallone che ti ruzzola tra i piedi al giardino pubblico.
Lo raccogli con le mani? (donna)
O lo calci a piena forza in direzione del bimbetto che grida "pallaaaa"? (uomo)
altro non c'è.
@ROTALIBRA
trascinare il proprio uomo da Ikea la domenica è da donne :)
@HOMBRE
ergo sono un uomo :)
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