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LUOGHI COMUNI

mercoledì 18 gennaio 2012

La domanda del giorno è:
quanto siamo ancora legati ai luoghi comuni?

Mi rendo sempre più spesso conto di quanto ancora si tenda a ricorrere ai luoghi comuni che spesso e volentieri sono scorretti, "etichettanti" e discriminatori. Credo anche che il motivo principale sia l'abitudine e la pigrizia di non soffermarsi un momento a pensare.
Tutto è partito dalla definizione di lavare i piatti come una "cosa poco maschile", però mi rendo conto che non c'era da parte dello scrittore alcuna intenzione denigratoria nei confronti delle donne, anche se, di fatto, è stato così.
In effetti anche io mi sono definita più volte un "mezzo uomo" (e ribadisco che non ho alcuna "sorpresina" in mezzo alle gambe), per il semplice fatto che ho abitudini, predisposizioni, modo di pensare considerati "maschili", quindi come uscire dall'impasse?

Da piccola non mi piaceva troppo giocare con le bambole, ho sempre preferito i Lego.
Ho imparato a cambiare una lampadina, a pulire il filtro della lavatrice, a montare i mobili dell'Ikea, a fare traslochi, ad usare il trapano a percussione.
Faccio un lavoro abbastanza maschile (anche se ormai lo fanno tante donne) e lavoro in un ambiente prevalentemente maschile.
So guidare.
Non mi piace troppo fare shopping.
Non mi piace il pettegolezzo.

MANIE FEMMINILI

martedì 22 novembre 2011

Ebbasta co' 'sta mania delle scarpe, mica tutte le donne vogliono essere sommerse da scarpe e borse UFFA!
Possibile che tutto si riduca a questo? Anni e anni di emancipazione per ritrovarsi schiave del consumismo made in China! Sì perché dove pensate che le producano quelle stilosissime Jimmy Choo che vi fanno pagare 400€? Leggete le etichette donnicciole che non siete altro!

Mi sono spesso definita "mezzo uomo", no, non perché ho la "sorpresina" nei pantaloni, ma perché ho forza, coraggio, senso della responsabilità e dell'orientamento, dimestichezza con la tecnologia e so anche guidare bene. Certo rimango sempre femmina nel senso più puro del termine, ma quando vedo certe scene, quasi mi vergogno di far parte di quel genere.

Ieri sera in palestra l'acqua della doccia era piuttosto tiepida, ma per stare 5 minuti a sciacquettarsi andava più che bene. Eppure quasi tutte le altre sono state almeno un quarto d'ora (nel frattempo mi sono asciugata i capelli e vestita) ad argomentare su ciò ed altre che con un fuggi fuggi generale sono corse a casa loro. Mah! Poi ci lamentiamo che ci chiamino "sesso debole", che dicono che ci stiamo sempre a lamentare e che di fronte ad ogni piccola inezia deponiamo le armi.
Lo ridico: MAH!

ANSIE

martedì 8 novembre 2011

C'è una cosa peggiore delle donne ansiose...
gli uomini ansiosi.
ME

QUANDO LASCIARE E' UN ATTO DI CORAGGIO

mercoledì 5 ottobre 2011

Un mio amico ed ex collega mi ha detto che all'età di 56 anni ha deciso di separarsi per la seconda volta e ciò mi rattrista da una parte, perché un rapporto che finisce non è mai una gioia, ma dall'altra mi fa riflettere sulle lamentele che sento continuamente in giro, sull'accontentarsi e sulle varie teorie amorose da gente che confonde l'amore con altri sentimenti.
Io lo ammiro.
Ammiro il coraggio di V. per aver preso questa decisione, perché nonostante il dolore non vuole umiliarsi più, non vuole essere l'unico a "remare" sulla barca della relazione.
E lo ammiro ancora di più perché non dice "ormai", non si dà per vinto, sa che quella non era la persona per lui e anziché tradirla, anziché nascondersi, anziché perdere ulteriore tempo, ha deciso di lasciarla dopo aver combattutto per più di un anno, e lasciare, in questo caso, è un atto di coraggio, è un atto responsabile e rispettoso. Rispettoso di se stesso, ma anche dell'altra persona, che spesso non vuole vedere ciò che è palese, perché è più facile non vedere, è più facile snocciolare tante belle frasi, quando in realtà stiamo ingannando noi stessi e gli altri.

Il tradimento è un'assurdità: se non si sta bene con una persona, per quanto ci sia dell'affetto, è un atto di responsabilità lasciarla, anche perché alla lunga tutta questa insoddisfazione fa aumentare l'astio, l'insoddisfazione, il rancore e la rabbia, e questo non è certo salutare. Oppure siamo talmente convinti di non fare niente di male che nemmeno ci pensiamo (ma ci guardiamo bene dall'ammetterlo) con un fatalismo sconcertante, come se non ci fossero conseguenze a ciò che facciamo. Spesso però non è l'affetto che ci tiene legati, ma l'abitudine, la compagnia, la vigliaccheria o semplicemente la possibilità di avere sesso.
E poi fa paura l'idea di rimanere soli, di dare una delusione ai genitori, ai figli o anche solo a se stessi. E tutto questo che c'entra con l'amore? Proprio niente.
Se invece si sta bene con una persona perché la si tradisce? Perché non si fa abbastanza sesso? Perché ogni lasciata è perduta? E questo che c'entra con l'amore? Ancora niente: il sesso non è amore, anche solo il fatto che siano due parole diverse li distingue palesemente.

La conclusione è che si tradisce perché non ci si vuole assumere la responsabilità di chiudere un rapporto magari già finito, perché è sempre troppo facile parlare di "colpe" e perché chi lascia è sempre visto come il carnefice, invece per me è il vero CORAGGIOSO.

UFFICIALE

venerdì 30 settembre 2011

Le ragazze mi chiedono dell'ingegnere, dopo che ieri ha fatto la sua proposta ufficiale.


Mamma miaaaaaaaa.


Vabbè è tutto un film che si sono fatte, e le verità sono due:


1) Le donne sono curiose.
2) Le donne lo sanno

COME FINIRLA

domenica 25 settembre 2011

«Cos'è che rende un uomo un vero uomo?

Non quello che fa, ma le sue decisioni: non come inizia una cosa, ma come decide di finirla.»
(Dal film "Hellboy")

SINTONIA

venerdì 16 settembre 2011

IO: Stasera guardiamo 4400?
LUI: E' già programmato, basta fare "play"
IO: Ah che bravo!
LUI: Amore siamo così in sintonia che non serve parlar...
IO: NO!

VECCHI AMICI?

lunedì 22 agosto 2011

Ho ripreso contatto con un vecchio amico che frequentavo anni fa e di cui non avevo più notizie da due anni circa e tra una chattata e l'altra mi fa dei discorsi strani con domande tipo se faccio sesso al momento (beh sarebbe difficile dato che stavo chattando con lui ;) ) e che lui segue ciò che il suo corpo "deve" fare.
A me sono sembrati i soliti discorsi dei "paraculi" che ormai conosco bene, però mi suona tutto strano dato che si tratta di una persona che conoscevo bene, quindi le cose sono due:
1) è sempre stato così e non me ne sono accorta
2) è cambiato negli ultimi anni

Ma magari mi sbaglio e sto dando troppo peso ad uno sbruffoncello che confonde la confidenza con il potersi permettere di dire tutto. Perciò oggi pomeriggio ci vediamo perché, come sempre, voglio una conferma definitiva, togliermi ogni dubbio e fare selezione.

Sì perché mica posso essere amica di uno che ci vuole provare.

COME CI SI RIDUCE

mercoledì 20 luglio 2011

Qui le email

LAMANTINO

giovedì 3 febbraio 2011


Sono stata paragonata a questa "mucca del mare" (ma senza cappello), vabbè che sono malata, ma è un affronto che non posso tollerare.

Direi che tra noi è finita...

Mi ha detto anche che sono poco spiritosa (unica qualità riconosciutami da mia mamma), e quindi stasera la darò a qualcun altro... la mia simpatia.

Sì sì ora mi dice che sono le guance che gli hanno ricordato il lamantino... seeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

FAVOLE MODERNE

giovedì 4 novembre 2010

Un giorno, il giovane re Artù fu catturato ed imprigionato dal sovrano di un regno vicino.
Quel sovrano avrebbe potuto ucciderlo, ma fu mosso a compassione dalla gioia di vivere giovanile di Artù. Così gli offrì la libertà, a patto che egli avesse risposto ad un quesito molto difficile…
Artù avrebbe avuto a disposizione un anno per trovare la risposta, e se dopo un anno ancora non ne avesse avuta una, sarebbe stato ucciso. Il quesito era: "Cosa vogliono veramente le donne?".
Un quesito simile avrebbe sicuramente lasciato perplesso anche i più saggi fra gli uomini, e per il giovane Artù sembrava proprio una sfida impossibile.
Comunque, dato che in ogni caso era meglio della morte, Artù accettò la proposta del sovrano di trovare una risposta entro un anno, e dunque fece ritorno al suo regno. Una volta giunto, egli iniziò a interrogare tutti: la principessa, le prostitute, i sacerdoti, i saggi, le damigelle di corte.…
Per farla breve, parlò praticamente con chiunque, ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente. Ciò che la maggior parte della gente gli suggeriva era di consultare la vecchia strega, in quanto solo lei avrebbe potuto conoscere la risposta... ma il prezzo sarebbe stato sicuramente caro, dato che la strega era famosa in tutto il regno per i compensi esorbitanti che chiedeva per i suoi consulti.
Il tempo passò... e giunse l'ultimo giorno dell'anno prestabilito, allorquando Artù non ebbe altra scelta che andare a parlare con la vecchia strega. Essa accettò di rispondere alla domanda di Artù, ma solo a patto che egli avesse accettato di accordarle la ricompensa da lei richiesta: la mano di Gawain, il più nobile dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonchè migliore amico di Artù!
Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva... la strega aveva una gobba ad uncino, era terribilmente orrenda, aveva un solo dente, puzzava di acqua di fogna e spesso faceva anche dei rumori osceni! Non aveva mai incontrato una creatura tanto ripugnante... si rifiutò di accettare di pagare quel prezzo... e condannare il suo migliore amico a sobbarcarsi un fardello simile!
Gawain però, non appena seppe della proposta, volle parlare ad Artù...
Gli disse che nessun sacrificio era troppo grande per salvare la vita di Artù e la tavola rotonda, e che quindi avrebbe accettato di sposare la strega di buon grado.
Pertanto, il loro matrimonio fu proclamato, e la strega finalmente rispose alla domanda: ciò che una donna vuole veramente è essere padrona della propria vita.
Tutti concordarono sul fatto che dalla bocca della strega era uscita senz'altro una grande verita... e che sicuramente a quel punto la vita di Artù sarebbe stata risparmiata. E così andò. Il sovrano del regno vicino risparmiò la vita ad Artù, e gli garantì piena libertà.
Ma che razza di matrimonio che ebbero Gawain e la strega!
Artù si sentiva lacerato fra sollievo ed angoscia... Gawain si comportò come sempre, gentile e cortese. La strega invece sfoderò le sue maniere peggiori... mangiava con le mani, ruttava e petava, e mise tutti a disagio.
Si avvicinava la prima notte di nozze... Gawain si preparava a trascorrere una nottata orribile... alla fine prese il coraggio a due mani, ed entrò nella camera da letto... e... che razza di vista che lo attendeva!
Davanti a lui, discinta sul talamo nuziale, giaceva semplicemente la più bella donna che avesse mai visto! Gawain rimase impietrito... non appena ritrovò l'uso della parola, chiese alla strega cosa le fosse accaduto.
La strega rispose che egli era stato talmente galante con lei quando si trovava nella sua forma repellente che aveva deciso di mostrarglisi nel suo altro aspetto, e che per la metà del tempo sarebbe rimasta così, mentre per l'altra metà sarebbe tornata la vecchiaccia orribile di prima... poi, la strega chiese a Gawain quale dei due aspetti avrebbe voluto che ella assumesse di giorno, e quale di notte.
Che scelta crudele! Gawain iniziò a pensare all'alternativa che gli si prospettava: una donna meravigliosa al suo fianco durante il giorno, quando era con i suoi amici, ed una stregaccia orripilante la notte? O forse la compagnia della stregaccia di giorno e una fanciulla incantevole di notte con cui dividere i momenti di intimità?
Voi cosa fareste? La scelta di Gawain è distante solo un paio di righe... ma non leggete, finchè non avrete fatto la vostra scelta!
Il nobile Gawain disse alla strega che avrebbe lasciato a lei la possibilità di decidere per se stessa.
Sentendo ciò, la strega gli sorrise, e gli annunciò che sarebbe rimasta bellissima per tutto il tempo, proprio perche Gawain l'aveva rispettata, e l'aveva lasciata essere padrona di se stessa!
Qual'è il morale di questa storia?
La morale è che non importa se la tua donna è bella o brutta, se è intelligente o stupida...


… in fondo in fondo è sempre una strega!!!

SARA

domenica 10 ottobre 2010

Non so chi sia Cecilia, l'autrice del brano riportato qui sotto, ma concordo sul fatto che di tutta la vicenda orribile accaduta a Sara Scazzi, come sempre, si sia considerato solo la retorica, la distinzione tra vittima e carnefice, senza andare in profondità.

Mi rendo conto sempre di più che considerare altri punti di vista sia sempre più difficile e ormai considerato "strano".


Brano di Cecilia trovato su internet:

Sarah è morta, è morta a 16 anni. E’ stato lo zio, forse il movente è di tipo sessuale. La cosa non sorprende e non sorprenderà nessuno ovviamente. Perchè non sorprende? Perchè in realtà tutti, ma proprio tutti sanno quello che è il destino di molte donne, o forse sarebbe meglio dire che tutti sono consapevoli dei rischi che comporta essere una donna, non importa l’età.

Sarah Scazzi è morta. E se è vero che la responsabilità penale è personale, è altrettanto vero che risulta abominevole e raccapricciante il fatto che con un’ostentata naturalezza e sfacciato sussiego molti in queste ora stanno sfoggiando i loro presentimenti. L’abominio consiste nel fatto che, sebbene questa società sia perfettamente consapevole della violenza dilagante contro le donne ( soprattutto in famiglia), nessuno fa nulla. Molti diranno: <>. Questa generalmente è la domanda di chi o non ha il coraggio di trovare una soluzione o in realtà non è per nulla preoccupato per il dramma che si consuma giornalmente nelle case: donne picchiate, insultate, maltrattate, stuprate e uccise da mariti/compagni, ex fidanzati, padri, zii, nonni, amici di famiglia, corteggiatori ( che di cavalleresco hanno ben poco).

<> ; <>

Questa domanda non è retorica, ma lo diventa quando l’unica reazione che si riesce ad avere è quella di stracciarsi le vesti e intonare compianti strazianti in favore della vittima, tessendone le lodi e l’innocenza. Si cercano gli aspetti più angelici della vittima cercando di farla apparire più un’icona eterea e poco reale; un’immagine idealizzata e magari poco lontana dalla ciò che quella persona era in effetti.

Sarah, come tutte le donne vittime della violenza maschile ( qualsiasi sia la forma che assume), aveva dei difetti, che noi non conosciamo. Sarah era una ragazza come tante, normale a tutte le sue coetanee; aveva degli idoli che seguiva, amava la musica, cercava di diventare grande il più in fretta possibile ( come capita a quasi tutti a quell’età). Ma era una persona come tante.

Sarah era normale come tutte le vittime di violenza, magari parlava troppo o troppo poco, magari era simpatica, magari no; forse era generosa o forse no.

Il problema è che per esorcizzare socialmente la piaga della violenza sulle donne l’unico rimedio in atto è quello di mitizzare queste figure, quasi a renderle martiri dalle doti soprannaturali e duqnue in questo modo allontanarle dalla quotidianità. Se i personaggi di una storia vengono spogliati della loro umanità l’esorcismo è riuscito: infatti pian piano queste vittime e i loro carnefici abbandonano la vita, abbandonano la dimensione del qui ed ora e diventano una favola di cui si riesce a cogliere l’inizio:

<>.

Questa è una tecnica antica come il mondo, o quanto meno come la cultura europeo-mediterranea, la tragedia greca infatti mettendo in scena problemi reali in contesti immaginari esorcizzava la dinamina tragica della vita vera.

Sarah, come molte donne, diventerà un archetipo mitico che ha ben poco a che fare con la tangibilità del presente.

E fino a quando questa società produrrà miti, fino a quando rinchiuderà la violenza maschile all’interno di una dimensione lontana nello spazio e nel tempo allora non si potrà mai affrontare il problema, perchè la verità è che nessuno andrebbe in cerca della strega di Biancaneve.

Sarah è morta. E non è una favola.

AMORE CRIMINALE

mercoledì 25 agosto 2010

Ucciso e gettato nel pozzo dai due amanti diabolici

VERCELLI - Che Angelo Guglielmo Niemen, detto Mino il mago delle luci, avesse fatto una brutta fine i carabinieri lo sospettavano da tempo. Per l' esattezza già da metà maggio quando l' uomo, 47 anni, erede di una famosa famiglia di burattinai e giostrai, sposato e padre di un figlio di vent' anni, era scomparso all' improvviso senza più far ritorno nella roulotte parcheggiata accanto al grande deposito di luci e fili a San Giacomo Vercellese. Ad attirare l' attenzione del maresciallo di Arborio, il paese vicino, erano state le voci sempre più insistenti di un nuovo amore della moglie del mago delle luci, Giovanna Rossi che per denunciare la scomparsa del marito aveva aspettato il 22 luglio. Così i carabinieri non avevano più perso di vista la donna. In un paese di poche anime come San Giacomo non c' era voluto molto a scoprire il nuovo amore di Giovanna Rossi in Francesco Boselli, 47 anni anche lui, sposato e padre di due ragazze, titolare di un' impresa specializzata nella ripulitura dei canali, che aveva il magazzino a venti metri dalla roulotte di Mino il mago delle luminarie. Per oltre due mesi i carabinieri della Compagnia di Vercelli hanno ascoltato le conversazione telefoniche della coppia di adulteri, trovando conferma dei loro sospetti. «Ci mancava però un particolare fondamentale - spiega il capitano Fulvio Maraviglia - Trovare il cadavere». La settimana scorsa però gli investigatori avevano seguito Boselli sino al suo deposito e lo avevano visto murare un vecchio pozzo. Domenica avevano pedinato lui e la moglie del mago scomparso che erano tornati al pozzo, per controllare che non si vedesse nulla, e avevano capito di aver scoperto quello che cercavano. Lunedì mattina i carabinieri hanno bussato alla casa di Boselli e alla roulotte di Giovanna Rossi. Lui, che in tasca aveva uno dei tre cellulari dello scomparso, ha detto di non saper nulla ma quando lo hanno portato davanti al pozzo, e ha visto i carabinieri scavare, è crollato: «L' ho ucciso io. Aveva scoperto la nostra relazione e a marzo aveva picchiato a sangue Giovanna. Non potevo fargliela passare liscia. L' ho aspettato nel suo deposito e prima ancora che accendesse la luce gli ho sparato due colpi nella schiena». Lei, interrogata dal procuratore capo di Vercelli Giangiacomo Sandrelli, ha negato sino a ieri poi all' ennesima domanda ha ammesso: «Ho pensato che ad ucciderlo potesse essere stato Francesco. Mi ama troppo». Secondo gli investigatori però il movente del delitto, probabilmente premeditato, potrebbe essere stato un altro. Diventato una specialista di luminarie noto in tutta Italia, Angelo Guglielmo Niemen aveva quasi 400 milioni di vecchie lire nel conto corrente. In paese dicono che dopo aver scoperto la tresca della moglie voleva andarsene con la sua roulotte e i soldi. E quel denaro, secondo i carabinieri, è ciò che stava cuore alla moglie e al suo amante.

Stasera mi sono guardata "Amore criminale" che trattava dell'omicidio sopra riportato, analizzando anche le modalità di come si è potuti arrivare a tanto. In sostanza è una storia che accomuna molte persone sposate prigioniere del loro matrimonio e che, invece di affrontare i problemi, scappano, perché non sia mai che si divorzi in questo mondo di ipocriti ed opportunisti! Ed ecco che all'omicidio si arriva sempre per i soliti motivi: denaro e sentimenti.
Perché non si parla spesso di questo? Perché si pensa sempre che la cosa migliore sia stare insieme? Perché non si riesce a dare attenzione a chi ci sta chiedendo aiuto?
Ancora oggi esistono tantissime persone che magari non si uccidono, ma che non si parlano più, pur vivendo sotto lo stesso tetto, persone che si fanno storie parallele pur di non dover prendere una decisione, perché alla fine solo di questo si tratta, di essere solo dei
CAGASOTTO

GRANDI UOMINI

venerdì 11 giugno 2010

Per essere un grande uomo non occorre essere un uomo grande (nè di altezza nè di età).

(MIA)

UOMINI E DONNE 1

domenica 28 marzo 2010

Sapete perché gli uomini fanno più incidenti delle donne in auto?

Perché le donne sono ansiose e frenano bruscamente, gli uomini non rispettano la distanza di sicurezza e ci vanno a sbattere.
 

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